La memoria ripete i segni

dodici poesie inedite

  

La memoria è ridondante: ripete i segni

perché la città cominci a esistere.

I. Calvino, Le città invisibili

  

*

Toccò a me riconoscere

– vergata su bianchezza

di cella medievale –

la maledizione

ma stando in maestà                       

il nome e la casa

il piatto della giustizia

il piatto dell’integrità

la qualità cardinale dell’armonia

per il beneficio del Laudo

              

così che gli astri s’accordassero

in numero equo di orbite

esatte, intese a dissolvere

l’oscura fattura.

 

autunno 2004, quando lessi il nostro nome,

maledetto in grafia medievale nelle cella inglobata

in Palazzo Crepadona a Belluno

 

 

*

Nelle giornate di vento a Venezia

è facile al sole vedere

lenzuola tovaglie vestiti

mutande camicie calzini

e poi –  se le mollette non serrano forte

sulle masegne trovare

caduto sfinito un calzino

per lo più nero ché così vuole

la moda e un certo mal de vivre

in cerca di fortuna e conforto.       

 

Venezia,  autunno 2018

  

*

Sol bianco a Pellestrina,

Siroco in campo flesso a Garbin

a battere l’isola a novembre

tracciare solchi

lasciti d’angoscia sui muri,

rammentare glauche Tamarix

pomeridiane gioie estive

in selva d’ombra.                     

 

Pellestrina, novembre 2019

*

L’estate ci abbandonava,

il fresco notturno respirava tra le foglie.

Amati dai suoi occhi abissali

la notte a noi donò il silenzio

curvilineo della valletta

spalancata sull’ipnotico 

sfavillio della città lontana.

 

Colli Euganei, settembre 2007

 

 

*

Sull’orma dei musici andammo

noi poeti agli alberi notturni

prossimi al Soligo

non ancora roggia di mulino.

Suono e parola s’unirono

di foglia in foglia alle lucciole,

di terra Perseidi.

 

Pieve di Soligo, agosto 2013

Oggi nomino il Mare dei Wadden

generoso di bassa marea,

non caldo il vento di Frisia

la sirenica luce che implaga

l’acuto celeste, ogni contesa

accesa tra sabbia e onda                    

l’estrosa traversata fangosa

a piedi da isola a isola.

 

*

Dopo le vaghezze del cielo

le materiche forme della terra

rapprese in monti serre

brevi campagne

s’incantano al lumeggiare

mirabile dell’inquieta marina.

 

San Pantaleo, Sardegna, 25 novembre 2019

 

 

*

Dalla terra salivano

luci di Corsica Francia Liguria

e fra loro ondulava enigmatico        

il respiro del mare notturno                    

in cielo, poco sopra la linea    

amaranto–blu del tramonto

Venere e Giove apparvero

in congiunzione mirabile.

 

cielo di Sardegna, 25 novembre 2019

   

*                                                 

I nomi suonano come le pietre

glabre assolate benedette

dal dio del mare

dal dio del firmamento

dal dio che sceglie la mania del vento:

Amorgos

Gramkousa

Grambonisi

Petalidi

Psalida

Nikoura

 

per Amorgos e le Cicladi, estate 2015

    

 

*

Mi sostanziai di viaggio,

di altri idiomi

su sponde di Mediterraneo

specchio ai cedri

m’invitò la promessa

infeudata di luce d’oriente,

l’inscritta valle crescente d’azzurro

il ritorno nel giro del tempo

o affondo di sogno,

nel volto altro vento.

 

Beirut, aprile 2011

 

 

*                                                  

Dove la Bise attorce in furori

scalfitture su ere giurassiche   

al ritmo di nembi fuggitivi           

vera rivive la passacaglia

di anteriori scorrerie,

stellata gloria dell’aria

sopra viridi trame silvane.

 

giorno di vento sul Giura, maggio 2006

 

Nell’ora serena della sera

levigata all’aria atlantica

si leva, repentina, la fiamma

divorante la quercia antica

di otto secoli, facile al fuoco.

 

Accanto, ...coule la Seine...

e Notre–Dame de Paris assomiglia

a vascello ardente che l’acqua non salva,     

a verbo ermetico che urla e chiama.

 

aprile 2019

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