Navigando. Adriana Gloria Marigo

Adriana Gloria Marigo

Arte della navigazione notturna, Caosfera, 2022

 

«La nave in cui viviamo e in cui facciamo il nostro viaggio è la parola» (Verdiglione, Il gusto dell’onestà, I, 199).

 

Della navigazione notturna conta e racconta la pausazione, che con la modulazione è il ritmo della vita. Ritmo della navigazione.

Certo, nella notte dell’estremo riposo, quasi già eterno, della società dell’inerzia polare, la navigazione notturna è blasfemia, è l’indice della traslazione intellettuale, poetica, pragmatica. Oltre i battenti del viaggio notturno: il lancio, il rilancio è condizione del viaggio. Qual è lo statuto della navigazione?

 

L’orizzonte della navigazione. Adriana Gloria Marigo non ha la testa rivolta all’indietro a scrutare la scia della nave. La presunzione, la prevenzione e il pregiudizio del piccolo gruppo di coloro che sanno è sospeso dalla navigazione, dalla sua arte, dalla sua cultura, dalla sua scienza, dalla sua poesia.

 

La navigazione notturna è libera dal sistema, dallo spirito o idea dell’idea, dall’idea di uguale. La navigazione notturna per gli homoplex è blasfema.

 

La luce fisica e la lucentezza metafisica annunciano ciò che della luce si ode.

 

Il viaggio di Adriana Gloria Marigo non è circolare: è nell’oceano della parola. La sprezzatura quale anoressia della relazione, che non appetisce la compagnia di consorterie varie del nepotismo e dell’amichettismo, indica la direzione che non abbocca all’elogio o al biasimo, all’apprezzamento o al disprezzo, all’esaltarsi o all’abbattersi.

 

La navigazione notturna nel suo ritmo approda al valore. E questa è l’arte. Nessuna logica della navigazione.

 

La navigazione è l’esperienza nel suo atto. Nessuno possiede l’esperienza. Chi ha l’esperienza, nonché chi l’ha avuta e chi l’avrà: circola, non naviga. Nella navigazione la luce è l’arte dell’ascolto. Nessuna luce senza la poesia. Chi parla alla luce è parlato dall’illuminazione sociale: parla come vuole e vuole quello che gli passa la volonté générale.

 

La navigazione notturna non abita la notte, non è la navigazione in nome del nome. La notte misteriosa e ineffabile è la notte circolare, la notte della morte, la notte del nulla. La notte bianca e nera. La notte suicidaria. La notte senza luce. La notte senza ascolto. La notte standard. La notte della luce fisica e metafisica? La luce è intellettuale e le stelle sono gocce delle galassie.

 

Ecco il preambolo della navigazione notturna, in quarantadue fasi:

 

il sole è una dominazione

 

la luce dilaga

rivale dell’acqua

 

C’è chi spera di restare sulla sua isola immobile fra le sabbie e vedere passare la navigante notturna? Chi fa ciò che vuole, vuole chiederle che cosa significano i suoi versi? Chi non viaggia vuole chiederle subito quale sia la dottrina che s’asconde sotto il velame dei versi strani? Il sole è una dominazione? E l’impero in azione è della luna?

Eccoci in viaggio: non si può leggere L’arte della navigazione notturna di Adriana Gloria Marigo senza navigare. Le onde riversano lessemi, indici della direzione della navigazione, enigmi, ghiribizzi e altri elementi delle costellazioni linguistiche. La notte e le stelle, il primato del manto, non si lasciano dominare dal sole: allora è la luce altra quella che consegna il giorno alla notte. E l’acqua è l’acqua dell’automazione (senza automaticismi) con la quale si scrive il poema della vita.

 

Azzardiamo che la luce che dilaga rivale dell’acqua sia indice dell’impossibile guerra sociale fra rivali. La riva non ha rivali: è il due, l’apertura dalla quale procede la navigazione.

 

Nessuna quadratura del mondo, come nell’oscenario di Heidegger:

 

tra terra e cielo

stinge

l’accordo lustrissimo

in velature sfiorenti

 

E l’ora trapassa dentro il segreto della dea della notte? Prima che l’ora trapassi indica un tempo altro? Gli dei sono lessemi ideolatrati e non solo idolatrati: sono eretti a idoli per il cerimoniale della navigazione sociale, che aborre la navigazione libera, ancora prima dell’arte della navigazione. La colorazione sociale dell’accordo si stinge. L’accordo è giuntura e separazione, e la corda del tempo è la corda della navigazione, non senza il filo d’Arianna che va oltre i battenti del tempo.

 

L’arte della navigazione notturna va con l’alinguistica della redazione: il viaggio è narrativo, e non per questo ideale, irreale, fantasma, falso, presuntivo, pregiudiziale. Fra un appunto totale di stelle e la stesura della notte la trama della luce s’intesse e sulla stoffa della notte affigge la teorematica della paura che non c’è più. Leggere l’afflizione del giorno e lo sfavillio dell’ora moritura non chiede sottomissione a chissà quale dottrina misterica.

 

Ancora la ragione narrativa:

 

la notte chiude

l’ultima narrazione solare

 

Il “mistero” della notte non è più il suo segno trinitario, che farebbe della notte la decreazione del giorno. È la notte fastosa della luna in plenilunio. E l’ombra è l’indice dell’inconciliabile. Nessuna compensazione fra la notte e il giorno. Nessun animale fantastico che assorba entrambi nel nome del nome, nel nome dell’Altro.

 

La trasparenza non appare stabile e fluttua misticamente. E la mistica (che non è altro che il tenere le labbra chiuse durante la navigazione) si dissipa fra i flutti e la fluenza del viaggio. Sua è l’influenza intellettuale, che non sarà mai di un soggetto. Nessun influencer, nessun ipnotizzatore personale o di massa.

 

La luce serba il verbo nell’oro. E l’alloro di questo oro profuma la nostra cucina poetica.

La parte d’ombra non è ancora l’ombra nella sua partizione. O forse sì. C’è la tentazione?

 

Nello specchio terrestre

S’incelestia di materia lucifera

 

Due ossimori: specchio celeste e materia lucifera. L’ossimoro è modo dell’apertura, come l’inconciliabile dell’ombra. Se la materia è lucifera e s’incelestia siamo nella fiaba e non nel discorso della morte, della poesia per la poesia, come dell’arte per l’arte.

 

La follia della luce è l’ascolto. Ne L’arte della navigazione notturna non troviamo la luce comune, condivisa, sociale. La luce senza follia. La follia è condizione della luce e dell’ascolto.

 

La tenue frequenza rosa è l’indice del ritmo della navigazione e più felice nell’aria ondeggia. L’aria del viaggio è nelle sue onde. Nessuna economia dell’aria. Nessun doganiere dell’aria. Nessun tiranno dell’aria fritta e rifritta. La navigazione di Adriana Gloria Marigo procede leggera, nessuna episteme la sovrasta, nessuna substantia la trae giù in fondo.

 

La luce fremente solfeggia negli occhi: il solfeggio qui non è un sistema fonico come non è un esercizio di lettura musicale.  È solfeggio come arte della combinazione fra il corpo e la scena, nel cielo della navigazione notturna.

 

dopo la notte tonante

la luce s’incaglia senza sosta

 

La luce che scorre e la luce che s’incaglia è senza ascolto. La notte nella parola ha il suo sentiero e tuoni e fulmini non la gravano. Altre adiacenze e altre costellazioni trovano un asterisco in sillabe smemoranti.

 

Il mondo non trova più i suoi scribi e nessun filosofo può trovarne più la quadratura:

 

si scontorna l’esergo del mondo

 

E non ci sono più zavorre, nessuna scoria da lasciar cadere. Inassumibile il vuoto. Noi, voi, loro non svaniscono. Il vuoto ha il suo punto e il suo contrappunto: è condizione della navigazione. Svaniscono i soggetti, anche la cerchia ristretta dei presunti vicinissimi a Sophía. L’eterno femminino (madre certa) e il bambino magnifico (figlio incerto) appaiono togliendo la questione donna, che in nessuna dottrina misterica naviga, nemmeno in pieno giorno, ma circola, anche la notte, nel patetismo dell’erotismo mercenario. Ma non ce n’è un altro.

 

Cadono e svaniscono prosseneti, dittatori, androgini trinitari. Viaggia la cittadinanza poetica, pragmatica.

 

Nel discorso, apparentamente, le dottrine misteriche sembrano dottrine di riferimento, come nella “Nota dell’autrice”: «strada di Sophia nell’evoluzione dell’Io verso la chiarezza», eppure nell’atto poetico, nella sua tensione in direzione della qualità estrema, il capitale della poesia: l’immanenza, la trascendenza, la conoscenza sono sospese e la loro analisi è proprio nell’arte della navigazione notturna di Adriana Gloria Marigo. Non è certo l’autrice a spericolarsi in astrazioni d’Essere, confusa da mappe di divenire. Nessuna contesa per l’aria, nessuna caccia al respiro dell’Altro.

 

Affiora vivo l’enigma

 

Il toglimento ideale dell’enigma rilascia un altro enigma. La mossa dell’incanto resta esiliata. La luce procede dal diaframma, che mai compenserà la concordia e la discordia, come invece cerca di fare il monaco Graziano all’apparire del canone.

 

Qual è il tempo della navigazione? Non è il tempo logico. Nessuna logica del tempo, appannaggio dei suoi doganieri, quelli de “il tempo è denaro”. Nessuna ipoteca dell’ingannno, dell’imbroglio, della menzogna, del malinteso sul tempo:

 

ora che il tempo snuda l’inganno

 

La navigazione notturna è il volo di farfalla. Lo splendore è una sua proprietà. La navigazione né avanza né indietreggia. La tentazione è poetica, intellettuale. E la prova è nel viaggio. Certo, nessuno conosce la meta, nessuno conosce l’approdo. Oltre i battenti del tempo il viaggio prosegue nell’inconoscenza.

 

Il viaggio non è perfettibile, la navigazione non è migliorabile. Nessun principio di uguale della navigazione. È chiaro che la navigazione poetica di Adriana Gloria Marigo può destare e desta invidia e ingratitudine. E per paura che i più non giungono al capoverso delle stagioni e sopravvivono in un’unica stagione grigia, se non incolore.

 

Nessun elogio della sutura, della saldatura fra questo e quello, ma fili di suture d’oro: questo è il palinsesto di strati infiniti della poesia, che convoca trama e ordito, tessuto e stoffa della vita.

 

La quadreria esaltata dell’uomo squadrato di Messkirch non trova terreno nell’atto di poesia di Adriana Gloria Marigo, sebbene non sia il suo pallido sembiante a essere convocato nei versi. Il genio dell’azzurro svanente nella quadreria di una pozza d’acqua, quello in cui s’inebria il mondo dell’ombra, ha per risultato un vento metallico che ottunde.

 

Intoglibile l’arte dell’ascolto, la testimonianza civile.

 

la luce sconcerta

brincelli d’ombra

 

La navigazione notturna è anche quella del villaggio poetico, che non è lasciato per farvi ritorno circolarmente. Dove vanno gli aquiloni di Adriana Gloria Marigo? Come vanno così leggeri? Se lo chiedono gli uomini della palude? Se lo chiedono i giganti della montagna?

 

Fra l’euganea dorsale e il sotòportego Tiso da Camposampiero e la linea lenta del Montello, il villaggio resta illocalizzabile, non è possibile metterlo al centro.

 

spore di luce crescono

 

E sono gocce di stelle. Sono le galassie alinguistiche:

 

in spore di luce suprema

officia il silenzio

 

Nessuna arte della navigazione senza il silenzio dell’intervallo. E senza la luce, così narrata in questo notturno, resterebbe solo il brusio, il rumore di fondo dell’oscenario degli homoplex, soggiacenti, assoggettati, prosternati, sottomessi.

 

Adriana Gloria Marigo non è in guerra con il mondo, non deve cambiarlo, non deve trasformarlo, non deve rovesciarlo. Quello che viene chiamato mondo nell’atto di parola, e non nelle dottrine misteriche, fra le quali si annoverano teologia e filosofia, psicologia e psicanalisi, è il dispositivo di vita, allora:

 

nel mondo cadono

bacche aurate

 

Noi le raccogliamo per la nostra cucina intellettuale e poetica.

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Amalia Guglielminetti. Elegia del cuore