Linguistica di Marija Zakharova

Leggiamo alcune tracce della “linguistica” di Maria Zakharova, nota sulla scena geopolitica internazionale e notissima in quella russa, per essere la portavoce di Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, portata alla ribalta italiana dalla trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti in trasferta sulla Piazza rossa, in cui il conduttore ha avuto un malore, forse per non aver misurato la forza della sua interlocutrice. Non erano un uomo e una donna, come può far credere la bellezza di entrambi: erano un conduttore televisivo contro una conduttrice della ristrettissima cerchia della comunicazione russa, apparentemente una barchetta a vela contro un transatlantico.

Non ci interessiamo qui al personaggio di Maria Zakharova, ampiamente costruito nei social media, che può interessare la sociologia, i servizi segreti, il cinema o la soap opera. L’interesse è per la materia linguistica dei suoi interventi pubblici, poiché non c’è fabbrica di fake news o scuole di doppi linguaggi diplomatici che possano cancellare la traccia della parola vera, autentica, per sostituirla con un discorso di stato, in particolare di una società come quella putiniana che esce dal tentativo impossibile di statalizzare la vita. Inoltre il riferimento di Putin e della stessa Zakharova non è Stalin e nemmeno Lenin, ma la Russia zarista. E nonostante la notorietà dei servizi segreti sovietici del KGB, che sono stati i master post-universitari di Vladimir Putin, è l’Ochrana, la polizia segreta dello zar, l’ultimo, Nicola II, che ha prodotto I protocolli dei savi di Sion, il falso storico che è il padre di tutte le moderne fake news. Prima avevamo le calunnie, le notizie del diavolo, le dicerie dell’untore.

Veniamo a quelle di Maria Zakharova, che ha tutt’altro profilo dell’anonimo poliziotto segreto dello zar, nobilitato con citazioni letterarie che sono ulteriori fake news.  Le frasi sono tratte dall’intervista di Massimo Giletti a Marija Zakharova, reperibile sul web.

«L’Unione Europea non esiste senza gli Stati Uniti». Anche senza pausa fra “non esiste” e “senza” intanto la portavoce enuncia l’inesistenza dell’Europa: è il punto di vista di Putin e della ristretta cerchia di oligarchi che fornisce ogni altro dispaccio propagandistico. Indipendentemente dalle domande dell’intervistatore, Zakharova prosegue la lettura della liturgia putiniana con la litania della realtà spettrale di negazione della guerra di aggressione. Inoltre, da manuale schmittiamo è identificato il nemico: l’Europa e l’America. E nessuno più esce dal cerchio. L’esaustione di questa guerra avverrà per una via impensabile.

«Dove siete stati per otto anni?» chiede agli italiani rispetto alla guerra nel Donbass dal 2014. Ma non lo sta chiedendo (a ogni domanda di Zakharova risponde il mea culpa di Giletti): semplicemente nega che la guerra d’invasione sia cominciata a fine febbraio 2022. Dimenticando che è in quanto portavoce che chiedeva sarcastica il calendario dell’invasione russa dell’Ucraina per programmare le sue vacanze.

«Dovete vergognarvi di parlarmi della guerra». Qui c’è il rilancio della vergogna palpabile nel portatore “debole” dell’Occidente che l’intervista. È la stessa vergogna dell’idolo Marija che attribuisce ai suoi spettri occidentali. La vergogna a parlare di guerra in Russia è tale che dall’inizio della guerra è un reato punibile con quindici anni di prigione.

«Siete stati voi a non voler vedere, a non voler ascoltare». All’altro è attribuito quello che è intollerabile del Sé: non sono i putiniani a non voler vedere e a non voler ascoltare ma gli occidentali.

«Il conflitto è iniziato otto anni fa». Conferma che non si tratta mai di risposte a domande, ma di snocciolare il rosario delle fake news. La negazione della guerra d’invasione è attribuita all’Ucraina che avrebbe invaso se stessa nel Donbass. Allora sarebbero secoli che la Russia invade se stessa nell’Ucraina.

«Gli Stati Uniti, compresa l’Unione europea, hanno sostituito i regimi». In un virtuale campionato del mondo della sostituzione di regimi non si saprebbe a chi attribuire la palma del primo premio: a Robespierre o a Lenin? In sottofondo c’è anche la teoria della grande sostituzione, che fa parte del bagaglio dell’ideologo putiniano Aleksandr Dugin, che detta vari canovacci per i soliti servizi.

La frase non detta: “voi uccidete dappertutto e venite a fare la lezione a noi se anche noi uccidiamo dappertutto?” Non è neanche un fratricidio fra Russia e Ucraina ma fra America (e apparentati) e Russia (e apparentati). Ma chi parla quando non c’era nessuno per dire a Caino: se hai ucciso tu, perché non posso uccidere io?

«Mi sta raccontando che non si può entrare con le armi nel territorio degli altri paesi? Sono i vostri paesi che adesso forniscono le armi al regime di Kiev». Le guerre sono finite: non ci sono più invasioni, ma solo persone che entrano con le armi negli altri paesi.

«La negazione dell’opinione degli altri» praticata dall’occidente. Le dittature sono il culmine della necessità di creare una realtà spettrale che le giustifichi. Il negazionismo e il negativismo sono attribuiti agli altri.

«Siete voi che non vi vedete, che non vi girate indietro, che non guardate la vostra storia. Non volete sapere di quegli errori che sono stati fatti». Guai a leggere anche la Russia e le sue fondazioni culturali, religiose, militari, filosofiche, teosofiche, mitologiche. È l’Altro che non vede, che non fa il passo indietro, che non guarda la sua storia. Invece il “Sé” russo vede, avanza, guarda la sua storia. E cosa vede? Il nemico.

«L’unica cosa che vuole ottenere Washington è l’isolamento della Russia e la sua distruzione». La fake news vale: l’unica cosa che vuole ottenere la Russia è la distruzione dell’Occidente.  

«Rompendo i rapporti con la Russia fate un danno a voi». Incalcolabili i danni che la dittatura di Putin, con la sua ristretta cerchia di oligarchi, ha fatto e sta facendo alla Russia e ai russi.

«È l’Unione europea che ci sta circondando da una cortina di ferro». Dappertutto: nonostante l’immenso territorio della Federazione russa, i putiniani si vedono accerchiati. E sono gli “accerchiatori” dell’Ucraina.

“Siete troppo egoisti, vi pensate che siete al centro del mondo, oltre voi non ci sono altri popoli. Non siete la nazione di maggioranza, purtroppo non siete leader. Siete paesi che non hanno il diritto morale di insegnare niente agli altri.” No comment.

«Anche negli ultimi vent’anni o trent’anni i paesi dell’Unione Europea hanno annientato milioni di persone innocenti». No comment.

«Lei dice cose che sono molto semplificate». Qui non basta restituire all’idolo mittente lo spettro attribuito al destinatario. Le parole del destinatore sono filtrate, camuffate, coperte sotto frasche dell’accettabilità canonica e standard del pianeta oligarchico multipolare. La calunnia era il nome che avevamo per fake news.

«Esiste il pacifismo, io ci credo. Io sono sempre per la pace». E Zakharova non crede nel pacifismo degli altri.

«Voi vedete i profughi da tre mesi, noi vediamo i profughi da otto anni». Il pacifismo vede i profughi e si dedica al computo milionario delle morti, che non è mai dibattito intellettuale.

Marija Zakharova, negando Massimo Giletti come interlocutore nega: la fabbrica di cadaveri, la deportazione di civili, il ratto dei bambini, gli stupri, le bombe a grappolo, i missili, le fosse comuni, la razzia del grano, la devastazione di scuole, teatri, musei, industrie, abitazioni civili. Nega la deportazione dei bambini ucraini: sono adottati per strapparli al loro destino nazista… Nega l’esilio volontario dei russi non in accordo con il governo del loro paese.

Perché non è difficile intendere come sono scritte le fake news, sebbene non per questo siano intese dalle élite e dalle moltitudini nel loro spaccio della menzogna? Perché il compito che è tuttora del Fsb (ex Kgb) è quello d’essere speculari ai destinatari del messaggio, e quindi di scrivere senza inventare nulla, ma affermare quello che ognuno vorrebbe sentirsi dire. È l’antisemitismo della Russia zarista che scrive i “protocolli”: sono i suoi. E ogni antisemita prende per buono i suoi stessi protocolli. Un linguista come è ritenuto il pensatore Martin Heidegger credeva nella verità dei falsi Protocolli dei savi di Sion, come ha testimoniato il filosofo Karl Jaspers.

Marija Zakharova insiste sull’arbitrio del suo punto di vista, che ha gli stessi occhi di Putin.

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