Roberta Schira, “I fiori hanno sempre ragione”

Forte di un’esperienza di scrittura di anni, dall’università al giornalismo, ai libri di cucina, Roberta Schira lancia non un romanzo culinario ma il romanzo culinario. Un romanzo di grande respiro, sull’onda dell’ottocento francese, con un tocco leggero di romanzo russo. In I fiori hanno sempre ragione Schira rilancia le grandi scrittrici italiane del passato, da Neera a Ada Negri, come è riuscita a rilanciare la grande critica gastronomica del “Corriere della Sera” negli anni Venti del secolo scorso: Petronilla, sulla cui vita professionale ha scritto un libro con Alessandra De Vizzi, Le voci di Petronilla, 2010.

Roberta Schira non è solo una donna in poesia, una donna in romanzo, è una donna in cucina: pare che siano i cuochi a temere il suo giudizio e non lei a temere il giudizio dei cuochi. Ironia di capitani e di naufraghi fra padelle e casseruole.

Roberta Schira è anche une femme du pouvoir, del nomos del gusto, come critica gastronomica. “Gastronomia” è sintagma di “ventre” e di “legge”: la legge del ventre, creata a ridosso della legge dell’anticervello del contruomo, quello della cosiddetta rivoluzione francese, che è stata un colpo di stato ricreativo. La parola è dovuta a un magistrato, Joseph Berchoux, che debutta nel 1801 con una poesiola dal titolo Gastronomie. Poi, nel decennio seguente, l’avvocato Grimod de la Reynière con il suo Almanch des gourmands impone sino ad oggi l’uso della parola gastronomia. Disorientati dalla rivoluzione “negativa” l’élite restante e i suoi apparati chiedono una guida, anche culinaria, positiva. È il positivismo gastronomico, mai indagato come tale, che avrà il suo suggello cent’anni dopo nella guida per antonomasia: Le guide culinaire di Auguste Escoffier. Poi una fabbrica di copertoni ha fatto il resto con i suoi asterischi.

Il miglior piatto di Roberta Schira, il suo più riuscito è “Vivere scrivendo”; e la fiaba è cominciata per adiacenza: si laurea in letteratura con indirizzo psicologico e con l’idea di formarsi come psicanalista, e frequenta la cucina di Claudio Sadler. Risultato: l’uscita di Menu per quattro stagioni che ha dato origine alla collana Giunti dedicata all’alta cucina.

Critica gastronomica, giornalista, food consultant, scrittrice, nonché scultrice della suo itinerario di vita: Roberta Schira corre da sola e vince. Lettrice colta, non solo dei libri che offre in lettura al personaggio di Eleonora, la cuoca chef del romanzo: autori come Shakespeare (il ristorante si chiama Hamlet) o Roman Gary. Schira legge Thomas Bernard e dall’università ci sono quesiti che l’interrogano ancora, come la nozione d’“interpretante” del matematico e filosofo Charles Peirce.

Il romanzo I fiori hanno sempre ragione offre nel titolo la ragione di una stagione di rinascita, di “non avere più paura di sbocciare”. Eleonora, chef e patronne del ristorante “Hamlet” di Milano incappa in un incidente che metterà a dura prova il proseguimento della sua attività e del suo sogno. Il profumo delle erbe, dei fiori, delle persone, degli ambienti è il filo conduttore della storia di una bambina cocciuta, che fra le difficoltà in famiglia, per altro benestante, s’inventa una sua strada intessuta dal cibo e dalla cucina. La storia di Eleonora è anche un affresco dell’epoca, dipinto da un Monet della scrittura: ciascun personaggio, anche il cosiddetto minore, non è trascurato nella narrazione, e nel suo giardino ci sono fiori frutti erbe aromatiche. Le citazioni epocali, come l’importanza della nonna rispetto alla madre di Eleonora non sono mai banali, anzi la nonna è il punto di forza e la sorgente di un’ampia parte del romanzo. La nonna Ernesta inventa un dispositivo di narrazione fantastica, di ricette d’ingredienti impossibili, eppure è proprio l’antidoto alla paura, allo scacco, alla sragione, all’antivita che può ammaliare chiunque.

Questa è inoltre un’epoca di cancel culture e il bello della scrittrice Roberta Schira è che non l’accetta. Per altro, è un cortocircuito nella ristretta cerchia delle guide gastronomiche a causare l’inciampo di Eleonora. Eppure, per l’essenziale, l’autrice narra la festa della vita, la sua celebrazione, l’eccellenza del gusto, dei ristoranti, delle case, delle serre, dei fiori, delle erbe, degli aromi, dei vini, dell’abbigliamento, degli amori. È anche la festa della parola, delle conversazioni, delle lettere, dei ritratti, degli aneddoti…

È la narrazione dell’audace impresa di una donna chef che Roberta Schira “canta”.  

Roberta Schira, I fiori hanno sempre ragione, Garzanti, 2023, pp. 400, € 17,60

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